Riflessioni condivise. I bisogni degli e delle adolescenti

ARTICOLO SCRITTO DA: ROBERTA FINAZZI E MARTA BRUSCO FORMATRICE SCUOLA OLTRE

 

RIFLESSIONI CONDIVISE.

I BISOGNI DEGLI E DELLE ADOLESCENTI

 

Da che l’uomo ha fatto comparsa sulla Terra, ogni fase della nostra evoluzione è stata caratterizzata sia da opportunità di crescita sia da pericoli. Oggi in particolar modo risulta difficile rimanere costantemente aggiornati e orientarsi, riconoscere e comprendere la strada giusta, che rispecchia noi stessi e che ci permette di evolvere positivamente in un contesto sicuro. Qualche giovane ci racconta degli episodi e conclude dicendo: «L’abbiamo fatta grossa. Non avrei immaginato di scatenare questo casino» e spesso al centro del racconto c’è Internet, lo smartphone o i social network.

 

«E adesso cosa faccio? A chi lo dico?» Queste due domande frullano nella testa dei ragazzi e a volte rimangono bloccate, per paura del giudizio, per paura del rimprovero, per paura di deludere e il rischio è di ampliare ulteriormente una situazione. I pericoli ci sono, un po’ come ci sono sempre stati, ma nella società odierna ce ne sono di nuovi, spesso non conosciuti nemmeno dagli adulti, perché l’adulto non usa gli strumenti dei ragazzi e non ne conosce potenzialità e rischi. Solo se noi conosciamo il mondo reale e virtuale dei nostri ragazzi, se ci aggiorniamo continuamente, possiamo allora essere delle spalle su cui poggiare e degli adulti di riferimento a cui chiedere aiuto. Ci piace utilizzare il termine “spalle su cui poggiare” perché se i giovani ci vedono solidi, pronti ad ascoltarli, a sostenerli, curiosi e sinceramente interessati al loro mondo allora possiamo essere delle ottime guide.

Questi adulti, queste spalle dovrebbero essere quelle dei genitori, del contesto famigliare e anche di tutte le figure educative che ruotano intorno al ragazzo, insegnanti, allenatori, educatori, ecc. La scuola è un punto di riferimento molto importante perché i ragazzi adolescenti si sganciano dal contesto famigliare per dare maggior spazio e importanza al contesto dei pari, e quale miglior luogo della scuola? L’insegnante dovrebbe stimolare alla conoscenza e alla riflessione, senza imporre la propria opinione ma essere punto di incontro di opinioni e dibattiti per poter far riflettere i ragazzi sul loro agire, sulle loro scelte e opportunità. Essere presente nei momenti di difficoltà per affrontare insieme le situazioni, ma soprattutto prevenire attraverso l’apertura al dialogo.

E i pericoli di oggi quali sono? Come sono cambiati rispetto al passato? Lo ripetiamo spesso nei nostri scritti, la società è sempre in evoluzione e con essa dobbiamo esserlo noi adulti, in continua conoscenza. Ripensando alla nostra adolescenza possiamo, infatti, già fare dei semplici confronti che ci permettono di capire quanto è cambiato e sta cambiando il modo di crescere. I ragazzi di oggi si trovano a relazionarsi con adulti di diverse fasce d’età, c’è l’insegnante che è cresciuto senza telefonino e Internet, quello che aveva il telefonino e contava il numero di messaggi giornalieri a disposizione, l’allenatore che chiamava dalla cabina telefonica e quello che ha vissuto l’ebbrezza delle prime chat online. In pochi decenni il mondo digitale si è espanso e ha inglobato le nostre vite e spesso, connessi 24 ore su 24, 7 giorni su 7 non riusciamo a sintonizzarci con chi in questa “iper-connessione” e realtà virtuale sta crescendo e formando la propria identità. A volte da adulti non ci rendiamo conto dei pericoli più o meno nascosti dietro ad un profilo, ai filtri foto, alle stories pubblicate sui vari social o ad alcuni blog. Con questo ovviamente non stiamo demonizzando internet, è un prezioso strumento per approfondire conoscenze, ampliare i propri orizzonti, conoscere nuove realtà e progetti; ma rimane una parte in cui è possibile vivere situazioni notevolmente negative come il cyberbullismo, la visione di filmati senza avere le competenze adeguate a comprenderli, leggere fake news, il revenge porn, l’adescamento online e l’uso eccessivo di videogiochi.

Come sempre il ruolo degli adulti, degli insegnanti è importante poiché una buona educazione all’utilizzo dei social passa anche dal contesto scolastico. Anche semplicemente mostrare ai ragazzi come valutare se un sito è affidabile o meno può essere una semplice azione che porta con sé grandi insegnamenti, così come riflettere e discutere sia tra pari che con adulti di riferimento di quanto si è visionato online.

Cosa fare in aula? Parlare, riflettere, confrontarsi. Costruire attività da avvenimenti vicini ai ragazzi, notizie locali e non. Leggere e spingerli a un pensiero critico, alla capacità di riflettere, porsi domande e cercare risposte. Sdoganare argomenti che a volte sono ancora oggi tabù, deve essere un dogma nella scuola di oggi e nella scuola del futuro. Non basta la giornata internazionale su una particolare problematica, non basta la giornata della gentilezza o un evento creato ad hoc. Dobbiamo impegnarci, in quanto adulti educanti a inserire nella nostra quotidianità dialogo ed esempi, domande e stimoli partendo dalla loro realtà, dalla loro vita. Non dobbiamo aver timore nel parlare di sesso, droga, fumo, rispetto, urla, violenza, anoressia o tristezza.

Perché non aprire una lezione con un titolo di giornale o con il racconto della domenica e dedicare dieci minuti a un confronto con i propri ragazzi? Perché poi non chiedere proprio a loro di portare un trafiletto che li ha particolarmente colpiti o di cui avrebbero voglia di dialogare insieme? O ancora perché non selezionare delle citazioni tratte da film, libri o prese qua e là dal WEB e chiedere la loro opinione a riguardo, se sono o non sono d’accordo, chiedere di riformularla sulla base della loro testimonianza o di confutarla.

In uno spazio ad hoc, settimanale, dedicare loro attenzione e ascolto, fare domande e ipotizzare risposte potrebbe essere un primo elemento di svolta per i nostri ragazzi.

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