
ARTICOLO SCRITTO DA: MONICA COLLI, ROSSANA COLLI – FORMATRICI SCUOLA OLTRE
NOMEN OMEN
Nel nome il destino: appunti di grammatica fantastica.
Che cos’è il NOME proprio di persona se non la chiave di accesso alla persona stessa?
Quando in classe i nomi stranieri sono diversi sarà importante che i bambini li pronuncino più e più volte, così che insegnanti e compagni “sentano” bene il suono che li accompagna e li possano rievocare adeguatamente. A volte si assiste, da parte dell’adulto, a una semplificazione del nome che viene accorciato, semplificato o ridotto a un nomignolo così da poterlo pronunciare facilmente. Sarebbe invece auspicabile mantenerlo il più possibile integro, intero, perché, come dicevano i latini, “NOMEN EST OMEN”, ovvero “Il destino è nel nome”, o potrebbe comunque essere forgiato attraverso la nostra volontà, determinazione e resilienza.
Alessandro
Non si spiegherebbe altrimenti il percorso, intrapreso da molti aspiranti mamme e papà, che porta alla scelta del nome (o di più nomi) del bebè in arrivo. Che sia il nome del nonno o della nonna o quello di un calciatore o di una cantante famosa o di un inventore, artista e scienziato come Leonardo da Vinci, è possibile ritrovare, come nella filigrana di una banconota, il suo significato simbolico all’interno del significato letterale. Se nella scelta di Leonardo è evidente la sollecitazione o l’incoraggiamento ad eguagliare la grandezza di chi ci ha preceduto, in altri casi può essere una sorta di “protezione” (si pensi ai patronimici e alla possibilità di ricevere il nome della casata) o un sostegno da parte di un parente che si è amato molto e non c’è più.
Ma quanto può pesare la scelta di un nome come Addolorata, Mela o Milan (soprattutto se il bambino vive a Milano) nella vita di un bambino?
Un uomo di nome Fortunato potrebbe non esserlo affatto e Assunta potrebbe dover emigrare in un altro Paese per trovare un lavoro a tempo indeterminato… Scegliere bene il NOME di battesimo comporta quindi una consapevolezza per andare oltre le mode del momento e offrire alla creatura in arrivo una protezione, un sostegno e anche un incoraggiamento a camminare i suoi passi, passi che potrebbero anche essere molto diversi da quelli sognati dai genitori.
Ma c’è di più.
Quante volte i bambini si sono sentiti rivolgere la domanda: – Qual è il tuo NOME?
E quante volte hanno posto la stessa domanda a quelli che sono poi diventati gli amici di scuola, del parco, delle vacanze o ai proprietari di cani, gatti e altri animali con cui avrebbero voluto giocare? È fuori dubbio che sin da piccolissimi abbiano già una forte idea di cosa il NOME designi, ovvero una persona, un animale e naturalmente un oggetto. Si tratterebbe solo di esplicitare questa conoscenza, allargando il suo campo, il nome può infatti indicare anche un’azione, un sentimento o un fatto. Partire dal NOME PROPRIO di ciascun bambino permette, come avrebbe detto Freinet, di procedere dal facile al difficile, intendendo per facile ciò che è vicino all’esperienza e alla sfera personale di ognuno (e quale altro NOME PROPRIO, oltre naturalmente a quelli delle persone a lui più familiari e care, è così vicino all’esperienza del bambino come il suo?).
È noto che il nome personale non accenda o risvegli solo emozioni positive. Un bambino il cui nome, a casa e/o a scuola, è urlato, gridato con furia, rabbia o paura difficilmente registra in memoria ricordi favorevoli, ecco perché l’attività proposta qui di seguito e attivata nelle classi con risultati spesso sorprendenti, permette di stabilire/ristabilire una connessione positiva con il proprio NOME, risvegliandone le potenzialità insite, cosicché i bambini acquisiscano nuove frecce al proprio arco e possibili traiettorie verso il futuro (che potranno naturalmente decidere di percorrere, modificare o cambiare del tutto).
Nomen omen: direzione o destino?
Il suo vero nome è Abdel Rhaman, ma tutti a casa e a scuola lo chiamano “Budy”. Un soprannome che strizza l’occhio all’inglese “buddy” (sinonimo di compagno, amico), ma che dal punto di vista fonetico e lessicale appare decisamente più “debole” di quest’ultimo. Abdel Rhaman è un bel nome, perfetto per un re; soprattutto se nella classe-corte regine e re hanno nomi “importanti” come Islam, Isotta, Oksana, Leonardo, Gemmafer, Samuel, Adila.
“Budy” no. E lui, il nostro fanciullo di 10 anni lo sa, lo sente. Sarà forse per questo che “Budy” si comporta in modo differente dal Re Abdel Rhaman? Il primo parla senza aspettare il suo turno, siede sul trono come se dovesse alzarsi da un momento all’altro e richiama l’attenzione della corte con battute degne di un giullare. Ma quando a “Budy”, forse per la prima volta in classe, viene chiesto di presentarsi con il suo nome intero, tutto cambia. Vocali e consonanti di Abdel Rhaman colorano l’aria di una luce d’oro, la stretta di mano è salda, lo sguardo penetrante, la postura regale e quando si entra nel vivo della “grammatica” giocando con gli avverbi di quantità, luogo e tempo, la metamorfosi dell’alunno appare completa.
I modi si fanno cortesi, educati, le parole vengono pronunciate con cura e con toni pacati. Tra i re è quello che appare più degno, rispettabile. Raccontiamo che per i romani dentro a ogni nome c’era un “destino” o un “presagio”, mentre per noi potrebbe esserci una “direzione” di viaggio, un’indicazione.
La regina Isotta prende la parola per comunicare alla classe che la sua mamma il suo nome l’ha sognato, mentre la regina Gemmafer ci spiega che il suo è una sorta di anagramma e contiene il nome, per intero, della mamma adottiva (Emma) e le prime tre lettere del nome del papà (Fernando). Non potendo generare fisicamente la bambina, mamma e papà adottivi le hanno comunque regalato una parte di sé.
L’attività sui nomi potrebbe essere proposta all’inizio della seconda classe attraverso un’attività corale in cerchio in cui i bambini, uno alla volta, pronunciano il proprio nome, suddividendolo in sillabe e camminando dal centro del cerchio alla periferia (“I-sot-ta!”; “Gem-ma-fer!”) seguiti dai compagni che ripetono e camminano ogni nome.
In classe IV-V si potrebbe invece lavorare sull’etimologia, sull’origine di ogni nome e del suo significato attivando una ricerca che sia capace di coinvolgere anche le famiglie (perché mi avete chiamato proprio così?) e magari una riflessione su come ognuno di loro abbia un proprio cammino e una propria destinazione.
L’ATTIVITÀ IN CLASSE TERZA
L’attività è pensata a partire dalla classe terza, dal momento che richiede un lavoro di ricerca e scrittura, insieme alla possibilità, se il nome e le abilità raggiunte nel disegno lo permettono, di trasformare il significato del proprio nome in un’immagine. Se i bambini sono più grandi, il lavoro di ricerca potrà essere più ampio e prendere in considerazione da quale lingua deriva, come si pronuncia, somiglianze e differenze dello stesso nome nelle diverse lingue…
Per prima cosa si chiede ai bambini di ricercare, insieme ai loro famigliari, il significato del proprio nome, se possibile, di scoprire, come dei piccoli detective, ponendo domande adeguate, cosa li ha portati a sceglierlo.
Una volta effettuata la ricerca che dovrà portare alla luce il/i significato/i e anche, nelle classi più alte, da dove deriva (dal latino, dal greco, dall’arabo, ecc.), si chiederà a ciascun alunno di presentare i frutti della sua scoperta. In base al numero dei bambini si potrà suddividere l’attività in due giornate. Il nome e il suo significato verranno poi riportati in grande, in stampato maiuscolo, su un cartellone o sulla Lim, in modo che possano essere recuperati. Si procederà distribuendo un foglio A3 a ciascun bambino, invitandolo a suddividerlo in quattro così da creare un piccolo libro. Sulla copertina verrà riportato, in modo accurato, in grande e in stampato maiuscolo, il nome proprio, dal momento che rappresenta il titolo del libretto. Sulla seconda facciata, all’interno, ognuno si disegnerà come preferisce (solo volto o figura intera), mentre nella terza facciata riporterà il significato del proprio nome accompagnandolo da un’immagine.
Si allegano alcuni esempi di immagini realizzati dai bambini di una classe III di Milano. Gli esempi sono stati scelti per dare l’idea di come il nome designi anche un’azione (Alessandro: colui che protegge gli uomini) e un fatto (Alice, creatura del mare).
Alessandro: colui che protegge gli uomini
Alice: creatura del mare
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