ARTICOLO SCRITTO DA: GABRIELLA PERUGINI, FORMATRICE SCUOLA OLTRE
Musica, collante multidisciplinare
Nella seconda metà del ‘900 l’Educazione musicale a scuola era considerata da insegnanti, famiglie e dagli studenti stessi un insegnamento di serie B e purtroppo questo malcostume non è ancora stato sradicato.
Ogni musicista consapevole della potenza educativa e formativa della musica sente il dovere di ribellarsi a questa condizione e la reazione può essere duplice: gettare la spugna e ignorare che esista una scuola che scredita l’amata musica, oppure buttarsi nella mischia cercando di cambiare qualcosa in modo capillare, con determinazione e passione. Io ho scelto la seconda opzione!
E dopo anni e anni di esperienze sul campo, la mia metodologia ha preso forma e ora può viaggiare ed entrare in ogni classe attraverso tutti quei docenti che amano la musica e che si mettono in gioco volentieri per rompere gli schemi, anche se non conoscono a fondo questo specifico linguaggio.
Quando la musica è supportata da una buona metodologia e le attività sono coinvolgenti, gli alunni/e si esprimono creativamente, partecipano con entusiasmo, si emozionano e stanno bene con i compagni e le compagne. Quando i loro sguardi sono illuminati dal piacere di fare musica insieme, gli insegnanti cominciano a riconsiderare la scala dei valori fra le materie.
La mia metodologia è basata fortemente sulla trasversalità fra le materie ponendo proprio la Musica – Cenerentola delle materie – al centro della sala delle Feste come una vera “Principessa”. Ho già trattato l’argomento in un precedente articolo Ora di musica o musica trasversale, ma ora vorrei condividere le motivazioni più profonde che hanno orientato la mia didattica verso la plurisensorialità e la multidisciplinarietà.
Non ho inventato nulla di nuovo, piuttosto sono convinta si debba rileggere la storia antica per ricomporre il sapere sbloccando le rigide categorizzazioni. La musica, Mousikè (Μουσική τέχνη) come la chiamavano gli antichi greci, non era la disciplina che conosciamo oggi, ma l’insieme delle arti espresse dalle nove Muse. Fra queste non solo materie artistiche come la danza, ma altri saperi come la storia, la tragedia, la commedia, la poesia, l’astronomia e la geometria.
La Mousikè non rappresentava un diversivo o un passatempo, ma era finalizzata all’educazione del bambino e del ragazzo, basta rileggere il pensiero di Platone scritto nella Repubblica relativo all’educazione e, in particolare, alla forte considerazione riservata alla Musica.
“La Musica dona un’anima ai nostri cuori e all’universo,
le ali al pensiero,
uno slancio all’immaginazione,
lenisce la tristezza,
è un impulso alla gioia e dà vita a tutte le cose.
La musica è l’essenza di tutte le cose,
eleva ciò che è buono,
è invisibile, ma splendente,
appassionante ed eterna.”
Lo studio dei classici ha aperto nella mia mente un orizzonte più ampio rispetto all’insegnamento della Musica come una tradizionale disciplina e i miei interessi culturali e umanistici mi hanno supportata nell’elaborazione.
Oggi ogni mio laboratorio o proposta di formazione per i docenti prende spunto da una fiammella, un’idea, un tema, una sensazione e si espande con naturalezza abbracciando altri saperi.
Anche se i docenti sono già orientati verso un insegnamento interdisciplinare, non sempre posseggono una buona padronanza del linguaggio sonoro, utile ad agganciare anche la musica. Proprio per questo i miei corsi di formazione offrono un ventaglio di unità multidisciplinari con al centro l’arte dei suoni. Quando i partecipanti ai corsi di formazione mi domandano come realizzare un’unità di lavoro multidisciplinare completa, consiglio sempre di focalizzarsi sulla materia più congeniale, quella che si padroneggia meglio per poi studiare un percorso idoneo.
Quando però non si hanno delle conoscenze musicali di base approfondite risulta difficile trovare delle idee efficaci legate alla musica. Per facilitare il lavoro suggerisco di dividere la Musica in settori: ascolto, attività ritmiche, canto, espressione corporea, elementi storici e teorici.
Chi ama la lingua italiana può scegliere una poesia, una filastrocca o un testo, non necessariamente contenenti immagini sonore.
Ogni poesia ha la sua musicalità, ci possono essere parole onomatopeiche, descrizioni di situazioni in sintonia con un certo brano musicale. Oppure si possono utilizzare alcune parole ripetendole ritmicamente in modo ostinato creando un intermezzo ritmico.
La filastrocca è già di per sé musicale, se l’accompagniamo con strumenti o utilizziamo ritmicamente il corpo con la Body Percussion facciamo leva sul senso ritmico e musicale dei bambini e delle bambine, dando spazio alla loro creatività.
Invece si può intervenire musicalmente in un testo in prosa, sonorizzandone i suoni e i rumori descritti o impliciti: questo è un buon allenamento per esercitare le capacità di percezione e riproduzione del suono, oltre a indurre i bambini e le bambine all’attenzione uditiva. Ma lo stesso racconto può ispirare la caratterizzazione sonora dei personaggi che può essere interpretata grazie a musiche che esprimono gli stessi contenuti, mentre con un po’ di attenzione alcune singole parole o frasi suggeriranno spunti ritmici o testi per canzoni.
Se la difficoltà è quella di trovare le connessioni musicali o non si ha il materiale sonoro adatto, appoggiarsi alla professionalità di un musicista formatore è sicuramente un valore aggiunto e permette di raggiungere l’obiettivo con meno tempo e fatica.
Vi invito quindi a curiosare fra i miei corsi di formazione, sono sicura che troverete quello giusto per voi e sarò felice di accompagnarvi nel mondo della musica che abbraccia le altre discipline!
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