La Creatività al primo posto

ARTICOLO SCRITTO DA: CAROLINA BIANCHI FORMATRICE SCUOLA OLTRE

 

“Gli aspetti più creativi della ricerca scompaiono dando l’impressione che l’immaginazione, la passione, l’arte non abbiano giocato alcun ruolo e che l’innovazione risulti non dall’attività appassionata di mani e menti profondamente coinvolte, ma dalla sottomissione ai precetti sterili del sedicente Metodo Scientifico” (P. B. Medawar, “Is the Scientific Paper Fraudulent? ” Saturday Review, 1964).

Iniziamo la nostra riflessione con queste parole pronunciate più di mezzo secolo fa dal biologo britannico premio Nobel per la Medicina, Peter Medawar, a proposito dell’insegnamento delle scienze.

Faccio una piccola premessa, prima di entrare nel vivo della questione. Non amo parlare di discipline e di materie, e nonostante la riflessione che faccio sia focalizzata per esperienza personale sull’insegnamento delle scienze, si può applicare a qualsiasi ambito con qualche necessario adattamento.

Come accade comunemente in ambito scolastico, e non solo, le scienze soffrono in particolar modo della dicotomia giusto/sbagliato. Il modo in cui i libri di testo fanno apparire il processo di scoperta scientifica è fuorviante. Sembra infatti che, appiattite e slegate dalla storia dell’umanità, le conoscenze scientifiche si impongano come verità assolute e dogmatiche agli occhi dei giovani studenti. Sembra quasi che il libro (o l’insegnante) contengano tutto il Sapere, quando invece la vastità di ciò che ancora non si conosce è potenzialmente infinita.

Vi propongo un piccolo esercizio di immaginazione. Visualizzate la figura di uno scienziato. Quali sono le caratteristiche che assocereste a esso?

Quali sono secondo voi le caratteristiche che assocerebbero a questa figura i vostri alunni/e, o i vostri figli/e?

Secondo me ce n’è almeno una, presente nel primo elenco e assente nel secondo: la creatività.

Impariamo troppo tardi quanto il processo di ricerca e di scoperta sia tutt’altro che lineare, e quanto sia ricco di eventi casuali e inaspettati. Il modo cui si studiano tradizionalmente le scienze è costituito da una serie di fatti, di nozioni e, soprattutto, di esperimenti “vincenti”, slegati da tutti i fertili tentativi sbagliati, dalle intuizioni collaterali, dagli apporti da parte della comunità scientifica e non.

Vi siete mai chiesti come cambierebbe il nostro punto di vista se i traguardi scientifici, o anche gli altri insegnamenti, venissero raccontati attraverso delle autobiografie? Sarebbero intrisi di umanità, di dialoghi tra intellettuali nei caffè parigini, di intuizioni comparse davanti agli occhi durante una passeggiata nel parco, di amicizie, carteggi e relazioni.

Allenare la creatività credo sia una delle missioni più importanti per la scuola, a prescindere dall’epoca storica in cui ci si trova. La scuola prepara per la vita in un mondo ignoto, in cui ci saranno professioni che al momento non possiamo immaginare, e che porrà sfide in continua evoluzione. Una mente creativa sarà allenata a cogliere intuizioni dal mondo circostante, a essere libera di pensare e di costruire sulla base dei propri errori, digerendoli e rimaneggiandoli.

Essere creativi porta con sé una serie di conseguenze, che forse ne rappresentano anche i presupposti: la tolleranza all’errore, la capacità di accogliere con benevolenza i propri fallimenti, la gioia della serendipità, il coraggio di affrontare l’ignoto. Ognuno di noi può arricchire l’elenco secondo il proprio pensiero.

Queste caratteristiche e attitudini, se coltivate, potrebbero innescare dei circoli estremamente virtuosi.

Mike Eisenberg, che fu professore e appassionato educatore all’Institute of Cognitive Science alla University of Colorado Boulder, durante un’intervista rilasciata pochi anni prima di morire, sottolineò un punto molto interessante. È sbagliato pensare che fini razionali vadano raggiunti attraverso mezzi razionali. Le persone apprezzano il pensiero razionale attraverso le stesse modalità strane e irrazionali attraverso cui si appassionano alle altre cose.

Mi rendo conto, d’altra parte, che le richieste che gravano sugli insegnanti, sugli alunni e alunne sono numerose, per quanto riguarda, per esempio, il fatto di portare a termine il programma ministeriale o il fatto di garantire che comunque gli alunni e le alunne acquisiscano un certo bagaglio di conoscenze.

Potremmo passare ore a parlare di una possibile (azzarderei necessaria) riforma dell’insegnamento, ma quello che possiamo certamente iniziare a fare è una rivoluzione che scivoli nelle fessure tra le rocce. All’interno dei ritmi serrati dettati dal calendario scolastico, possiamo iniziare a muovere dei passi nella direzione della creatività.

Termino la mia riflessione con un ultimo esercizio.

Immaginate una scuola creativa, tollerante nei confronti dell’errore e che insegni a guardare con benevolenza i propri ed altrui fallimenti. Immaginate i vostri alunni/e o i vostri figli/e.

Quali caratteristiche assocereste loro, che ora non hanno?

Ecco perché la direzione della creatività, è la direzione giusta.

Bibliografia

Howitt, S. M., & Wilson, A. N. (2014). Revisiting “Is the scientific paper a fraud?”: The way textbooks and scientific research articles are being used to teach undergraduate students could convey a misleading image of scientific research. EMBO reports, 15(5), 481–484. https://doi.org/10.1002/embr.201338302

Medawar, P. B. (1964), “Is the Scientific Paper Fraudulent? “Saturday Review

Schwartz MA. The importance of stupidity in scientific research. J Cell Sci. 2008 Jun 1;121(11):1771. doi: 10.1242/jcs.033340. PMID: 18492790.

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