Da un mese a questa parte la vita degli insegnanti si è trasformata in una corsa. Tutti hanno dovuto cominciare a rincorrere prima gli strumenti informatici come piattaforme, applicazioni per videoconferenze e quiz; e poi gli studenti, per portarli nell’aula virtuale, risolvere eventuali problemi tecnici e cominciare finalmente a fare lezione con tutti al loro posto.
Peccato che il “loro posto” sia a casa, talvolta stesi a letto, altre seduti in cucina con il telefono sul tavolo accanto al pc, o il fratellino che corre accanto e che li distrae. E così, come insegnante, ti ritrovi a doverti preoccupare di richiamare all’attenzione, alla postura corretta, alla partecipazione…Insomma, inutile girarci intorno: è cambiato tutto, ma non è cambiato niente! Siamo punto e a capo. Una volta avviate le piattaforme, si torna alla base, al cuore del nostro lavoro: la didattica. E molti insegnanti scoprono amaramente che il computer non è poi così diverso dall’aula e che condurre e coinvolgere una classe rimane difficile, se non si conoscono le strategie per fare lezione in modo efficace. Non importa quanto un insegnante sia ‘smanettone’ o quanti programmi informatici conosca, perché quello che serve ora, come prima, ma forse ancora di più, è un buon modello di lezione che attragga gli studenti, li coinvolga, li faccia sentire partecipi e capaci. E possibilmente dia all’insegnante un po’ di gratificazione e respiro…
A partire dal modello dell’artigiano illuminato possiamo ancora ricavare le migliori strategie per fare didattica, anche a distanza, perché luogo e mezzo non cambiano le naturali leggi dell’apprendimento. Qui di seguito abbiamo rielaborato un estratto dal nostro libro, “La scuola che fa bene”, con riferimenti all’attuale situazione di didattica a distanza e con esempi di videolezione in cui vedrai concretizzate le strategie di cui parliamo.
“Quello che sei grida così forte che non riesco a sentire ciò che dici”
Ralph Waldo Emerson
Il modello dell’artigiano… “illuminato”.
Quando durante un corso di formazione ci è stata presentata da Marco Orsi, fondatore del movimento Senza Zaino, ci è subito piaciuta molto l’immagine dell’insegnante come artigiano in bottega con i suoi apprendisti. Il modello dell’artigiano, peraltro sostenuto in altri termini da molti pedagogisti del Novecento, presenta risvolti molto interessanti in campo scolastico. Vediamo perché.
Emotivamente l’immagine trasporta in un quadretto tranquillo, la bottega appunto, un ambiente protetto in cui con pazienza l’artigiano insegna gradualmente il mestiere ai suoi apprendisti, che a loro volta ascoltano con attenzione e si cimentano nell’applicazione pratica di ciò che hanno appreso. Ma al di là del sereno quadretto, la metafora ci propone di vedere l’insegnante come colui che mostra sul campo i processi ai suoi studenti, e che sa che sarà solo la pratica a consolidare davvero le conoscenze apprese. Facciamo un esempio: invece di un insegnante che legge con gli alunni (o detta) le regole per realizzare un buon tema o un riassunto, immaginiamo un insegnante che MOSTRA ai suoi studenti come lui stesso scrive un tema o un riassunto.
Quanti studenti possono dire di aver VISTO il loro maestro o professore di Lettere scrivere un tema o un saggio breve davanti ai loro occhi? Eppure l’insegnante sa tutto di come si fa un buon tema, e corregge per anni gli errori dei suoi alunni, spesso (chissà perché…) senza generare in loro miglioramenti nel processo di scrittura. Qual è la differenza tra “dire come si fa” e “mostrare come si fa”? Lo sanno bene gli insegnanti di matematica. La differenza è che, piuttosto che enunciare regole, tu le applichi sul momento, e gli studenti vedono i passaggi che fai e ascoltano i tuoi ragionamenti ad alta voce per arrivare al prodotto finale. L’ideale è che la traccia del tema o il brano da riassumere o il problema o la pagina di scienze da schematizzare o il dossier del saggio breve siano scelti dagli studenti e non a priori dall’insegnante, che dovrà quindi cimentarsi in un vero e proprio compito autentico J.
Questo è sicuramente molto più motivante di una classica lezione teorica e lo sarà anche in una videolezione registrata che invierai ai tuoi alunni in cui mostrerai come eseguire un determinato compito, come in questi esempi:
https://www.youtube.com/watch?v=MC6psBsKFq4&feature=youtu.be
https://www.youtube.com/watch?v=4f8N6qPVNAU&feature=youtu.be
https://www.youtube.com/watch?v=yup34pAvEms
https://www.youtube.com/watch?v=qh1r1NGcoBM&t=37s
https://www.youtube.com/watch?v=fo_QLPvENJY&t=480s
Nello stesso modo potrai decidere di condurre una videoconferenza dal vivo, senza rinunciare a lavorare con loro per la costruzione e il potenziamento del metodo di studio.
Pensa che in campo aziendale si pagano fior di quattrini per poter assistere al back stage della creazione e del lancio di un progetto, perché lì si svelano processi, difficoltà e trucchi del mestiere.
Ecco, l’insegnante dovrebbe proprio svelare i trucchi del mestiere!
Anche perché, detto tra noi, per leggere su un libro le regole necessarie per svolgere un problema o scrivere un tema o un riassunto non ci sarebbe neanche bisogno della presenza dell’insegnante. È vero che ormai i libri di testo effettivamente presentano gli esempi di esperimenti scientifici, delle varie fasi di ideazione e stesura di un riassunto o tema o saggio breve, ma non è assolutamente paragonabile vedere questi prodotti smontati e preconfezionati nel libro di testo o invece vedere l’insegnante che ragiona e che fa davanti a te, a cui tu puoi chiedere spiegazioni sul processo che sta eseguendo.
Anche noi insegnanti quando andiamo ai corsi di aggiornamento non ci accontentiamo di teorie preconfezionate o di tecniche descritte minuziosamente solo a livello teorico, ma chiediamo di vedere praticamente come si fa e come si applicano concretamente in classe. Mostrare i processi e le proprie strategie metacognitive è un modo molto stimolante e fruttuoso per lavorare sulle competenze reali con gli studenti. Un’estensione naturale di questa pratica, così come accadrebbe nella bottega del nostro bravo artigiano, è chiedere agli studenti che iniziano a padroneggiare una competenza di insegnare ad altri in difficoltà.
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