
ARTICOLO SCRITTO DA: Patrizia Durastanti – Formatrice Scuola Oltre
La narrazione di questo viaggio è un intreccio di storie, un percorso di vita che rivela l’incontro di identità differenti in relazione tra loro e in trasformazione. La necessità di tracciare le strade percorse nasce dal desiderio di lasciare una memoria, una visibilità, che possa restituire ai protagonisti e ai lettori il senso del processo formativo vissuto nella scuola. L’impegno, la dignità e la passione impiegate da tutti possono contribuire a cambiare la realtà e la rappresentazione sociale della diversità.
“Le rappresentazioni sociali possono essere sbagliate, ma allora non si tratta di un problema Logico o psicologico, ma di storia e interpretazione della nostra cultura” (Moscovici 1982).

La scuola dovrebbe essere un’avanguardia culturale, che orienta la costruzione di rappresentazioni sociali positive, complesse e aperte alle differenze delle singole situazioni, evitando così la diffusione di pregiudizi e stereotipi contagiosi e negativi. Le paure, l’ignoranza e la fatica di intraprendere percorsi di conoscenza e formazione a volte non ci permettono di crescere e cambiare, così rimaniamo ancorati ai luoghi comuni, alle categorizzazioni riduttive e ci nascondiamo dietro alla cattedra e alla programmazione.
L’insegnante è invece un attore culturale e sociale, anzi un costruttore di cultura e deve saper navigare nel mare della complessità e delle diversità, e orientarsi tra le differenze di ogni esistenza umana, irripetibile e inviolabile. Per accogliere questa sfida deve demolire i suoi pregiudizi e deve interagire con i colleghi, come una comunità scientifica, affinché la scuola sia promotrice di integrazione e di cultura, viva autentica e dinamica. Inoltre è responsabile del suo lavoro, che si nutre delle speranze e delle aspettative delle famiglie; le responsabilità che abbiamo vanno oltre le nostre omissioni e anche oltre le più buone intenzioni, la nostra azione educativa è una possibilità per il futuro che si può aprire oppure rimanere per sempre chiusa.
Dopo aver intrapreso questo viaggio devo ammettere di aver ricevuto un doppio dono: poter essere una persona migliore e un insegnante migliore, perché le metodologie didattiche ideate per le persone con disabilità funzionano benissimo per tutti, ci guidano verso lo sviluppo delle competenze. La personalizzazione, l’individualizzazione, la cooperazione e l’operatività laboratoriale sono elementi necessari per un processo di insegnamento-apprendimento che sia realmente formativo e non solo istruttivo.
Quando pensiamo all’integrazione dobbiamo intendere che non è la persona con disabilità che si integra o viene integrata nella classe, ma è la classe e la scuola che si integrano. Il contrario di integrazione è disintegrazione, quindi l’esclusione di qualcuno dal contesto è distruttivo per il contesto stesso, che apparentemente rimane integro, ma in realtà muore dall’interno, perché costruisce una realtà senza una parte, senza differenze.
Senza Chiara questa storia non sarebbe stata scritta: gli insegnanti, i genitori, i compagni, la dirigente sono diventati co-protagonisti di questo racconto, che dà voce a una intensa esperienza vissuta nella scuola. La necessità di documentare e lasciare un segno nasce perché la cultura si forma con la trasmissione dei saperi e delle esperienze. Questo può fare la differenza.
La stesura del libro è stata un work in progress, i contributi si sono sovrapposti per connettere tutti i diversi punti di vista, ognuno di noi ha un’identità plurale, costituita dalla pluralità delle relazioni e delle situazioni che abbiamo vissuto e che viviamo. La pittura di Kandinsky che ho scelto per la copertina, è la sintesi esatta della storia narrata in questo libro.
Una nave che affronta un mare tempestoso per raggiungere la sua meta, attraverso un linguaggio trasversale, che va dalla geometria delle linee e delle forme, ai colori dei nostri mondi interni, e infine tocca la musica della composizione: l’armonia di tutte le parti.
La matematica che accende gli occhi e gli animi degli alunni, quella che tutti vorrebbero studiare, quella che tutti si sentono capaci di imparare.
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