
ARTICOLO SCRITTO DA: MARTA BRUSCO E ROBERTA FINAZZI FORMATRICE SCUOLA OLTRE
COMPITI EFFICACI
Il cervello di un bambino, di un ragazzo, ma anche di noi adulti, non è un bidone in cui lanciare contenuti e lasciarli lì pensando che questa trasmissione basti per colmarlo. Il cervello è una macchina che elabora, è in costante movimento. Quindi è necessario, in quanto insegnanti, chiedersi in che misura il compito a casa sia utile per la fortificazione di un apprendimento.
La memoria, la concentrazione, la motivazione, sono tutti aspetti correlati e che hanno bisogno di tempo e costanza.
In questo breve articolo tratteremo la tematica rispetto ai compiti a casa, la loro funzione, la quantità, la modalità di richiesta e suggeriremo alcune attività-gioco che hanno lo scopo di consolidare le nozioni fornite in classe senza necessariamente incollare i bambini alla sedia.
Il compito a casa dovrebbe avere la funzione di rinforzare l’apprendimento, completare quel processo di immagazzinamento e memorizzazione iniziato nell’aula scolastica o davanti al proprio pc, e rendere lo studente attivo e responsabile del proprio percorso scolastico. Uno studente che ha ben chiaro il punto di partenza e l’obiettivo finale, riesce meglio a percepire a che punto del suo percorso si trova, l’importanza dei compiti assegnati e la quantità di energie da dedicare. Come quando un atleta decide di partecipare a una maratona: conoscere la propria preparazione fisica iniziale e quella da raggiungere gli permette di svolgere i propri allenamenti, paragonabili ai compiti a casa dei nostri bambini e ragazzi, con maggior consapevolezza e dedizione in vista dello scopo finale.
Quale sarebbe la soluzione ideale dopo una spiegazione?
Un breve esercizio nel qui e ora, un breve esercizio pomeridiano nella stessa giornata, un breve esercizio a distanza di massimo un paio di giorni. Stessa modalità vale per lo studio teorico di un argomento.
Ovviamente per poter pianificare in questo modo è necessaria un’ottima comunicazione tra insegnanti, che non permetta di oberare i pomeriggi degli studenti. Riempire i diari dei nostri alunni con quattro, cinque esercizi uguali o molto simili, porta solamente a noia, disinteresse e una esecuzione meccanica che non permette al bambino di comprendere e far suo il concetto che si intende promuovere. Il registro elettronico o Google Calendar sono infatti strumenti attuali, utilizzati in molte scuole, che possono essere utili nella pianificazione adeguata e coerente dei compiti a casa e permettono agli insegnanti di coordinarsi tra loro.
Il rischio di assegnare troppi compiti o in modo inadeguato è quello che alcuni alunni imparino a ottimizzare il tempo, scoprendo strategie per eseguire il compito in un tempo sempre minore, ma senza alcuna attenzione verso la comprensione e l’immagazzinamento del processo. Per altri alunni, annoiati e demotivati, il rischio è che inizino a confondere le nozioni e sentirsi incapaci.
Vi riportiamo una scena tipica in studio.
Compito: analisi logica 20 frasi.
Svolgimento del compito: prima di iniziare ripassiamo i complementi studiati. Si inizia, prime tre frasi, si controlla lo schema per rispondere, poi inizia a lavorare in autonomia per le successive sei, sette frasi. Dopo una ventina di minuti, si evidenzia un regresso. Il complemento oggetto che individuava in autonomia, non viene riconosciuto, anche sollecitato e accompagnato con suggerimenti, il vuoto.
Cosa immagazzina il ragazzo? Sono incapace, anche dopo tutti questi esercizi, non sono ancora in grado di farlo. Non capisco.
In realtà cosa è successo? Noia e stanchezza si sono fatte avanti e i nostri alunni con difficoltà, ma anche il primo della classe, iniziano a spegnere, un processore dopo l’altro, il proprio cervello.
Cosa potrebbe fare un buon insegnante? Fornire indicazioni di massima, stabilire un numero minimo di frasi da analizzare e permettere ai propri alunni di conoscersi e lavorare in termini qualitativi.
Queste osservazioni, come quelle che leggerete più avanti, non sono fatte per facilitare la vita dello studente, ma per nutrire positivamente la sua mente e cercare di estrarre il potenziale di ognuno di loro.
Quanti compiti dare?
Come indica Gianluca Campana, Psicologo, Psicoterapeuta, Professore di Psicologia Generale in diversi articoli e interviste, sui bambini delle elementari, pare sia ancora in dubbio l’efficacia dei compiti a casa, ma per accompagnarli e preparali alle scuole medie si potrebbe iniziare a introdurre il compito a casa con la regola dei dieci minuti, quindi in prima elementare 10 minuti, seconda 20 minuti ecc. in modo che in ingresso alle scuole medie ci sia un’abitudine al compito pomeridiano di circa un’ora. Nel corso della scuola secondaria di primo grado si tratterebbe di un’ora e mezza al giorno tarata sulla media della classe.
Il nostro personale suggerimento rispetto ai primi anni della scuola primaria, è quello di non fissare regole rigide, ricordando che i bambini apprendono soprattutto attraverso il gioco e piuttosto, invitare a effettuare piccoli esperimenti, osservazioni, ascolti e giochi. Ci viene in mente questa attività-gioco nel caso si stia insegnando l’alfabeto: lettera A, disegna un paio di cose che trovi in cucina, il cui nome inizia con la lettera A. Proseguendo si può richiedere di scrivere degli oggetti presenti nelle camere da letto, cambiare luogo, immaginare una passeggiata al parco, le idee potrebbero essere molte. L’apprendimento esperienziale è una via amata dai bambini e dai ragazzi e fornisce sempre ottimi risultati.
Un altro aspetto molto importante è legato all’autonomia, dobbiamo cercare di dare compiti che l’alunno sia in grado di svolgere da solo. Cerchiamo anche di rieducare i genitori nell’abolire la fatidica frase “facciamo i compiti”, i compiti, la scuola è prerogativa dell’alunno, ma negli ultimi anni si assiste con sempre maggior frequenza a un errore sia nell’utilizzo del pronome personale sia nella gestione concreta del compito e sempre più ragazzi non sentono la loro responsabilità di studente nemmeno nella preparazione della cartella.
Qualcuno ci potrebbe obiettare che il lavoro dell’insegnante rimane nel contesto scolastico, avete ragione ma crediamo che in questo momento storico, se vogliamo migliorare la scuola e la società, serve a volte uscire dal proprio contesto lavorativo. Autonomia e autoregolazione motivano gli studenti nell’apprendimento, permettono loro di provare soddisfazione, fiducia in sé stessi e consapevolezza in merito ai piccoli e grandi traguardi che stanno raggiungendo.
Un esempio di attività che ci viene in mente, volta proprio a promuovere l’autonomia, è la seguente: dopo la spiegazione delle grandezze chiedere ai bambini, ragazzi di misurare la quantità di acqua del loro bicchiere, oppure la pastasciutta mangiata la sera e a partire da quella misura effettuare le eguaglianze.
Molti degli argomenti che vengono trattati in aula possono essere in qualche misura rielaborati tra le mura domestiche con attività pratiche, che catturano l’attenzione dell’alunno, incoraggiano l’interesse e favoriscono un miglior apprendimento. Un esempio in geografia, immaginare di essere un giornalista, cosa chiederesti ad una persona che è stata in vacanza o che ha vissuto in Brasile?
Per i ragazzi delle scuole medie e superiori è possibile anche ipotizzare compiti a casa che promuovano un uso adeguato e consapevole del web e della tecnologia digitale. Non solo ricerche online, che talvolta rischiano di essere un semplice “copia – incolla”, ma anche attività pratiche che richiedono l’integrazione di differenti competenze. Un esempio, per le discipline come italiano, arte o tecnologia, potrebbe essere la creazione di una pagina virtuale di classe personalizzata dagli studenti, ove essi possono condividere i propri scritti, elaborati artistici o le proprie scoperte. Bastano semplici attività per permettere a ogni ragazzo di sentirsi parte del gruppo classe e co-costruttore del proprio progetto scolastico e futuro.
Il mestiere dell’insegnante è ricco di richieste provenienti dalla scuola, dalla famiglia, dalla burocrazia, dal Ministero, ecc.
Ognuno ha le proprie caratteristiche e non tutti hanno sempre idee, più o meno creative, su come innovare la lezione, ma fortunatamente ci sono moltissimi insegnanti che condividono i loro lavori, pagine sui social, blog da cui copiare o semplicemente prendere spunti per creare compiti unici.
La passione e l’amore per i vostri studenti, la spinta che vi ha portato a questo lavoro, l’importanza del vostro nutrimento nelle menti e nei cuori dei vostri alunni, spesso devono andare oltre le mura scolastiche, soprattutto in questo momento delicato: NON PERDIAMOLI DI VISTA!
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