BES: dall’osservazione a strategie didattiche d’intervento

BES: dall’osservazione a strategie didattiche d’intervento

29/10/2021

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ARTICOLO SCRITTO DA: RAFFAELA MAGGI FORMATRICE SCUOLA OLTRE

 

BES: DALL’OSSERVAZIONE A STRATEGIE DIDATTICHE D’INTERVENTO

 

Gli alunni con Bisogni Educativi Speciali (Special Educational Needs) sono alunni che presentano disabilità, difficoltà di apprendimento, disturbi evolutivi specifici, difficoltà comportamentali, ma anche disagio e svantaggio socio-economico-linguistico-culturale e che, dunque, necessitano di “speciale attenzione”.

Le sezioni della Scuola dell’Infanzia e le classi della Primaria presentano sempre più una tipologia di utenza eterogenea alla quale si deve, comunque, garantire il successo formativo, così come indicato dal D.P.R. 275/99.

La Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012 e la successiva Circolare n. 8 del 6 marzo 2013 (entrambe del M.I.U.R.) suddividono i BES in tre aree specifiche:

  • alunni con disabilità certificata secondo la Legge 104/92;
  • alunni con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA certificati con la Legge 170/2010) e disturbi evolutivi;
  • alunni con altri Bisogni Educativi Speciali, come con svantaggio socio-economico, linguistico, culturale.

La normativa scolastica vigente richiede a tutte le scuole di mettere in atto, per studenti in difficoltà, temporanee o permanenti, il diritto alla personalizzazione degli apprendimenti, così come una valutazione che attribuisca valore “alla progressiva costruzione della conoscenza da parte di ogni singolo alunno, per implementare le abilità e le conoscenze e per sollecitare il dispiego delle potenzialità di ciascuno partendo dagli effettivi livelli di apprendimento raggiunti, per sostenere e potenziare la motivazione al continuo miglioramento a garanzia del successo formativo e scolastico.

 

 

Diventa, dunque, prioritario ed essenziale per chi si occupa di educazione e formazione conoscere “come apprende” l’alunno e, per fare ciò, deve mettere in atto una “osservazione intenzionale e finalizzata” (Piaget) con lo scopo di pianificare i successivi interventi didattico-pedagogici individualizzati e personalizzati. Indispensabile è anche l’utilizzo di “strumenti” adeguati per osservare e raccogliere informazioni utili per pianificare e, in un secondo momento, sono fondamentali gli interventi che utilizzino strategie didattiche corrette. Griglie osservative, check list, diari diventano gli “attrezzi del mestiere” dell’insegnante, che in ottica ICF, può individuare punti di forza e di debolezza dell’alunno, ma anche le barriere e i facilitatori. Un nuovo “orientamento culturale”, dunque, che considera la persona nella sua totalità e nel suo aspetto ecologico, in una prospettiva bio-psico-sociale. Fondandosi sul profilo del funzionamento e sull’analisi del contesto, “il modello ICF consente di individuare i Bisogni Educativi Speciali dell’alunno prescindendo da preclusive tipizzazioni” (D.M. 27/12/2012, p.1).

Lo strumento privilegiato per la condivisione all’interno del team di insegnanti (congiuntamente alla famiglia) di una didattica personalizzata diventa il Piano Didattico Personalizzato (PDP) che ha lo scopo non di declinare ciò che lo studente non sa fare, ma piuttosto di definire, documentare, monitorare, descrivere le strategie d’intervento più adatte e rispondenti allo stile apprenditivo dell’alunno nonché le modalità di verifica e valutazione che dovranno tener conto dei processi e dei progressi.

Il piano dovrà contenere indicazioni:

  • significative: a volte bastano poche cose, ma importanti, per determinare effettivamente il cambiamento;
  • realistiche: considerare attentamente i vincoli e le difficoltà ed evitare di fare promesse che non si possono mantenere;
  • coerenti: evitare contraddizioni interne e difformità tra le varie discipline o attività;
  • concrete e verificabili: ciò che viene progettato deve far riferimento a situazioni concrete (adottando anche la didattica laboratoriale e cooperativa) che possano essere verificabili tenendo conto del disturbo qualitativo (e non quantitativo) dell’alunno.

 

 

Le misure compensative e dispensative dovranno pertanto essere ben pensate perché non sempre ciò che si ritiene possa essere strumentale diventa funzionale per il bambino.

L’insegnante, perciò, che si trova ad affrontare situazioni ritenute problematiche o difficili, attualmente numerose in ogni sezione/classe, attraverso l’osservazione e gli strumenti che nel tempo sono diventati più specifici e mirati, potrà riconoscere disturbi che un tempo erano “invisibili” e/o sconosciuti.

Oggi come oggi, quindi, si ha l’opportunità di contare non solo sul materiale che il mercato dell’editoria scolastica e altro propone, ma soprattutto ci si può avvalere del supporto di corsi di formazione.

Un esempio concreto è il  corso proposto da Scuola Oltre dove, attraverso il confronto e lo studio di esperienze dirette, verranno offerte ai/alle partecipanti valide proposte concrete, suggerimenti e/o spunti su cui basare la propria osservazione fino a poter formulare gli interventi ritenuti necessari al proprio caso specifico.

Ti piacerebbe approfondire l’argomento? Clicca il pulsante e scopri il corso webinar di Raffaela Maggi

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