Le interazioni sociali sono estremamente importanti nelle nostre vite poiché rappresentano un bisogno umano fondamentale analogo ad altri bisogni essenziali come il cibo o la necessità di dormire. Erikson, psicoanalista tedesco, ad esempio, sosteneva che la motivazione primaria del nostro comportamento sia di natura sociale e si rifletta proprio nel desiderio di stare insieme agli altri. Tuttavia, sentirsi insufficientemente connessi alle altre persone è associato, come dimostrato da numerosi studi, a profonde e durature conseguenze negative sulla salute sia fisica che mentale (Orben, Tomova, Blakemore, 2020).
Gli attuali provvedimenti adottati in molte nazioni, volti al contenimento del Covid-19, hanno richiesto il ricorso a una misura univoca, improvvisa e insolita che, sebbene un po’ a fatica, è entrata progressivamente a far parte della nostra routine e che consiste nel distanziamento sociale. Molte delle quotidiane e regolari opportunità di socializzazione si sono così ridotte, il contatto fisico è cessato ed è probabile che gli effetti di queste misure possano estendersi oltre il periodo di distanziamento fisico esercitando, quindi, la loro influenza su di noi e sul nostro benessere anche nei prossimi anni. In particolare, sempre più ricerche mostrano come il distanziamento sociale possa avere esiti negativi più marcati in una fascia d’età specifica, quale l’adolescenza, in cui l’interazione tra pari è un aspetto vitale e cruciale per la crescita, l’acquisizione dell’autonomia e il benessere dei ragazzi (Orben, Tomova, Blakemore, 2020). Sappiamo, infatti, che proprio in questa fase di passaggio dall’infanzia all’età adulta si verificano, oltre ai cambiamenti ormonali e biologici, trasformazioni sul piano socio-affettivo. I rapporti d’amicizia e d’amore, scelti autonomamente, acquisiscono sempre più centralità mentre passano in secondo piano quelli familiari. Il gruppo di amici che si frequenta abitualmente diventa progressivamente il punto di riferimento dei ragazzi, i quali iniziano a dare maggiore importanza e attenzione alle relazioni che sono sempre più complesse, concentrate, intime e costanti. Diviene, quindi, incalzante il bisogno di coesione e d’appartenenza al gruppo poiché farne parte contribuisce a definire meglio se stessi e a delineare così la propria identità.
Grazie al confronto tra pari viene inoltre favorito l’incremento delle competenze sociali che permettono ai giovani di interagire nella maniera più efficace, di comprendere meglio gli altri e di partecipare attivamente ai contesti di vita sociale. Rispetto ai bambini e agli adulti, gli adolescenti sono perciò maggiormente sensibili agli stimoli sociali e bisognosi di essi, risultando particolarmente suscettibili all’influenza dei coetanei e al loro rifiuto o approvazione. È noto, infatti, che problemi di relazione con i pari, esperienze di rifiuto, bullismo e isolamento rappresentano dei fattori di rischio per lo sviluppo di difficoltà psicologiche quali la depressione. Al contrario, invece, possedere una soddisfacente e buona qualità di rapporti con i coetanei costituisce un fattore protettivo rispetto ai problemi di salute mentale degli adolescenti e rafforza anche il loro senso di sicurezza e la capacità di essere resilienti, ovvero di adattarsi efficacemente ai compiti evolutivi tipici di questa fase e alle sfide del futuro. Ciò nonostante, gli attuali cambiamenti relativi al contesto sociale, caratterizzati dal distanziamento tra individui a discapito del contatto fisico e delle interazioni “faccia a faccia”, potrebbero comportare alterazioni significative sul benessere psicofisico degli adolescenti e sul raggiungimento dei traguardi caratteristici di questa fase di sviluppo. Per esempio, i ragazzi che vivono all’interno di famiglie caratterizzate da relazioni positive potrebbero essere meno suscettibili agli esiti delle misure di distanziamento rispetto a coloro che non possiedono questo tipo di relazioni e che pertanto presentano una minore opportunità di poter contare sulla vicinanza e sul sostegno dei propri cari. Probabilmente, proprio questi ultimi, hanno sentito con più forza la mancanza dell’ambiente scolastico che in alcuni casi poteva contribuire a rispondere a quei bisogni che non trovavano pieno soddisfacimento nel contesto familiare. Tuttavia la possibilità di socializzare e di interagire attivamente con i propri coetanei, nonostante la lontananza, non è stata totalmente esclusa grazie all’uso degli strumenti e dispositivi digitali. Si potrebbe affermare, infatti, che questa fase di distanziamento abbia in qualche modo sfidato ed elicitato ancor più la capacità degli adolescenti di elaborare strategie per connettersi tra loro. Le soluzioni adottate variano ampiamente: alcuni di essi hanno utilizzato i social network come Instagram e Facebook, altri piattaforme di videoconferenza come Skype e Zoom, chat di Whatsapp, blog o anche videogiochi online, per interfacciarsi con i propri amici. Questo tipo di interazione incrementa la possibilità che il contatto sociale “digitalizzato” possa mitigare i potenziali effetti dannosi del distanziamento sociale nei giovani adolescenti. In uno studio americano condotto dal Pew Research Center, emerge come i ragazzi di età compresa tra i 13 ed i 17 anni ritengano che i social network permettano loro di sentirsi maggiormente connessi agli amici, di aiutarli a interagire con gruppi differenti di persone e di consentirgli di ottenere supporto sociale durante i periodi difficili (Pew Research Center, 2018). Quando comunicano online, il comportamento degli adolescenti sembrerebbe includere diverse componenti quali la divulgazione delle informazioni, il supporto sociale e l’interattività (Yau & Reich, 2018). Più in generale l’interazione online può alleviare i sentimenti negativi conseguenti all’esclusione sociale (Knowles, Haycock, Shaikh, 2015).
Tuttavia non è così per tutti gli adolescenti: alcuni studi affermano che il rischio che i giovani con delle problematiche sociali, come nel caso di adolescenti vittime di bullismo, o, più in generale, adolescenti con fragilità in termini di salute mentale o fisica, possano continuare a essere altrettanto bullizzati online o più suscettibili agli effetti negativi dei social. Ciò nonostante le attuali evidenze dimostrano e confermano come alcuni aspetti della comunicazione, veicolata attraverso i dispositivi digitali, possano generare un livello di connessione sociale che potrebbe mitigare le conseguenze potenzialmente negative del distanziamento sociale negli adolescenti.
Alla luce di queste considerazioni sarebbe, quindi, auspicabile che gli adulti, quali i genitori e gli insegnanti di questi ragazzi, valorizzassero le esperienze dei giovani durante questa crisi globale, ascoltando e tenendo in considerazione le loro soluzioni creative per far fronte a questa condizione di distanziamento tramite l’utilizzo dei mezzi digitali per i quali possiedono una quasi naturale predisposizione all’uso, affinché venga favorita, in questo modo, la possibilità di trovare modi alternativi per interfacciarsi, garantendo e preservando così l’interazione sociale essenziale per la loro crescita e vita. Tuttavia, è di altrettanta importanza aiutare gli adolescenti a trovare un giusto equilibrio tra mondo reale e mondo virtuale. Con il crescente sviluppo dei dispositivi digitali, infatti, l’utilizzo costante e giornaliero di questi strumenti è incrementato. Ad esempio, nel 2016, Telefono Azzurro e Doxakids hanno realizzato una ricerca su 600 ragazzi tra i 12 e i 18 anni, dalla quale è emerso che 1 su 4 è sempre online, che il 45% si connette più volte al giorno e che il 78% chatta su Whatsapp continuamente (Simoniello, 2018). Inoltre, dai dati rilevati dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza emerge che il 62% dei giovani rimane sveglio fino a tarda notte per chattare, parlare o giocare con gli amici, guardare video o serie in streaming e che un 15% si sveglia sistematicamente, anche dopo essersi addormentato, per controllare le notifiche. Questa condotta, se protratta nel tempo, può interferire significativamente sulla concentrazione, sull’attenzione e quindi potenzialmente anche sul rendimento scolastico e sull’umore, rendendo perciò i ragazzi più irritabili e instabili. Inoltre, nuove paure sembrano essere nate in aggiunta all’uso dei social network: 8 adolescenti su 10 riportano una forte paura di rimanere senza telefono cellulare e, in particolare, il timore di non potersi connettere ad Internet (Osservatorio Nazionale Adolescenza, 2017). Questa paura potrebbe porsi come una nuova sfida da affrontare per i docenti al rientro in classe, quando chiederanno ai loro studenti di non utilizzare e/o spegnere i telefonini durante la lezione.
In conclusione, questi dati dimostrano quanto sia sempre più elevato tra i giovani il rischio di uso inadeguato e massiccio della tecnologia. Pertanto, la scuola ricopre un ruolo fondamentale poiché può offrire un aiuto prezioso e competente nell’educare i ragazzi a un uso e una gestione dei dispositivi digitali più consapevole e moderata, per esempio, attraverso discussioni e attività in classe che favoriscano la conoscenza dei rischi e pericoli che possono derivare da un utilizzo assiduo di questi strumenti, il confronto e lo scambio di opinioni su questa tematica e l’elaborazione di possibili strategie e soluzioni efficaci da attivare per ottenere un giusto equilibrio tra mondo reale e virtuale. È importante rimanere “connessi” ma con-nessi di significato volti ad agevolare relazioni autentiche, vere e sincere, fondamentali per il benessere degli adolescenti, e per quello di tutti noi!
BIBLIOGRAFIA
- , V. (2009) Older adolescents’ motivations for social network site use: the influence of gender, group identity, and collective self-esteem. Cyberpsychol Behav 2009; 12: 209–13.
- , J.C, Reich SM. (2018) Are the qualities of adolescents’ offline friendships present in digital interactions? Adolesc Res Rev 2018; 3: 339–55.
- , M.L, Haycock, N, Shaikh, I. (2015) Does Facebook magnify or mitigate threats to belonging? Soc Psychol (Gott) 2015; 46: 313–24.
- Orben, A., Tomova, L., Blakemore, S.J., (2020). The effects of social deprivation on adolescent development and mental health. The Lancet: Child and Adolescent Mental Health, (2020).
- Osservatorio Nazionale Adolescenza (2017). adolescienza.it/Osservatorio/Nella-rete-della-rete-chi-sono-gli-adolescenti iperconnessi-e-a-cosa-vanno-incontro.
- Pew Research Center. Teens’ social media habits and experiences (2018). https://www.pewresearch.org/internet/2018/11/28/teenssocial-media-habits-and-experiences/ (accessed June 1, 2020).
- Simoniello, T., (2018). Adolescenti, passare molto tempo sullo smartphone non li rende più felici. repubblica.it/salute.
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